La celebre agenzia fotografica americana Magnum compie 70 anni e il Museo del Violino di Cremona la celebra con una mostra dedicata al fotogiornalismo che ha fatto la storia. Fino all’11 di giugno saranno esposte alcune delle fotografie più significative comparse sulla rivista Life, scattate da Eve Arnold, Werner Bischof, Bruno Barbey, Cornell Capa, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Bruce Davidson, Elliott Erwitt, Ernst Haas, Philippe Halsman, Inge Morath e Dennis Stock.

La Magnum Photos nasce nel 1947, fondata da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e William Vandivert, cinque fotografi motivati dal desiderio di proteggere il diritto d’autore e dalla volontà di documentare la realtà senza il filtro della parola. Da allora, i fotografi della Magnum sono stati testimoni di alcuni dei momenti chiave della storia moderna e contemporanea.

La Magnum: dalla guerra del Vietnam a James Dean

La mostra di Cremona ospita i 101 Life’s Covers di Philippe Halsman, ritratti di personaggi celebri – da Marylin Monroe a Grace Kelly, da John F. Kennedy a Louis Armstrong – scattati dal fotografo e comparsi sulla copertina di Life dal 1942 al 1972, per un totale di 101 ritratti, ciascuno un vero e proprio studio della personalità. A conclusione di ogni servizio, Halsman chiede al soggetto di farsi fotografare mentre salta, così da ritrarlo libero da ogni inibizione. Inventa così una sua personale forma di ritratto: la jumpology. Indimenticabile la fotografia di Marilyn Monroe, ritratta di spalle, mentre salta e contemporaneamente volta il capo per sorridere all’obiettivo.

Robert Capa documenta invece la Guerra civile spagnola, scattando la foto che più di tutte lo renderà famoso, quella di un miliziano morente, colto nell’atto di venire colpito da un proiettile. La fotografia comparirà sulla rivista Life il 12 luglio 1937. Tra il 1941 e il 1945, il fotografo ungherese è invece inviato dalla rivista e seguire lo sbarco dei soldati americani in Europa, impressionando 4 rullini da 35mm da 36 pose l’uno, i quali risulteranno poi danneggiati. Si salveranno solo 11 fotografie, pubblicate su Life il 19 giugno 1944. Robert Capa morirà il 25 maggio 1954 in Vietnam, dopo aver posato il piede su una mina.

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L’ultima fotografia scattata da Robert Capa prima di mettere piede su una mina (Magnum Photos)

Werner Bishof documenta invece la carestia in India con un reportage del 1951, mentre il governo indiano cerca di nascondere al mondo la povertà della popolazione. Le fotografie di Bishof squarciano il velo: si reca a Bihar, la regione più povera dell’India, e cattura immagini di donne in cenci e bambini denutriti che lo supplicano: “Aiutaci, siamo già morti”. Il reportage comparirà su Life il 28 maggio 1951 con il titolo “U.S. Heeds India’s Plea for Food” e contribuendo a far sì che il congresso americano incrementi gli aiuti alimentari all’India.

Dennis Stock è un giovane fotografo americano in cerca dell’occasione professionale quando nel 1954 conosce ad una festa l’attore James Dean, poco prima delle riprese del film Gioventù bruciata. Colpito dall’atteggiamento e dallo stile dell’attore ventiquattrenne, si propone alla rivista Life per realizzare un reportage su di lui. Lo seguirà per i mesi successivi, dalle riprese in studio alle lezioni di danza, dalle serate nei locali notturni alla visita alla fattoria degli zii a Fairmount nell’Indiana, dove James Dean, smessi i panni di star hollywoodiana, torna ad essere un ragazzo di campagna. Ne uscirà il servizio “Moody New Star”, comparso su Life il 7 marzo del 1955. Nel settembre dello stesso anno James Dean muore in un incidente a bordo della sua Porsche. Il reportage di Stock contribuisce a farne un mito.

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James Dean a New York, in una foto di Dennis Stock (Magnum Photos)

Bruno Barbey documenta un fenomeno poco conosciuto sulla guerra del Vietnam: la dipendenza da droghe dei soldati americani sul campo, unico stratagemma per restare vigili nelle lunghe attese dell’attacco nemico. Si reca in Vietnam nel 1971 e scatta fotografie dei militari consumati dalla tossicodipendenza, schiavi dall’eroina fornita dai nord-vietnamiti. Barbey si infila nelle stanze dei centri di disintossicazione creati appositamente per curare i marines americani tossicodipendenti. Ne esce il ritratto di una gioventù logorata dagli stupefacenti e dalla paura.

E infine ecco lei, l’icona bionda made in Usa per eccellenza: Marilyn Monroe, che ha colpito l’immaginazione di milioni di americani nel dopoguerra, ha affascinato fotografi e ispirato artisti del calibro di Andy Warhol. Tra luglio e novembre del 1960, nel deserto del Nevada si svolgono le riprese di The Misfits – Gli spostati , film diretto da John Huston con Clarke Gable, Marilyn Monroe e Montgomery Clift. La pellicola è sceneggiata dal premio Pulitzer Arthur Miller, che è anche marito (in crisi) di Marilyn. L’agenzia Magnum è incaricata di seguire le riprese a scopi promozionali: 9 fotografi sono inviati sul set, Eve Arnold, Henri Cartier-Bresson, Cornell Capa, Bruce Davidson, Elliott Erwitt, Ernst Haas, Erich Hartmann, Dennis Stocke, Inge Morath. Il risultato è il servizio “End of a Famous Marriage”, comparso su Life il 21 novembre 1960, annunciando al mondo che il matrimonio Miller-Monroe è ormai al capolinea.

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Il cast di The Misfits durante le riprese (Magnum Photos)

Le altre mostre: Torino e Brescia

Oltre alla mostra di Cremona, altre due città italiane festeggiano i 70 anni della Magnum. A Brescia dal 7 maggio è in scena il Brescia Photo Festival, con tre mostre dedicate all’agenzia fotografica. A Torino invece, dal 3 marzo al 21 maggio, presso la Camera – Centro Italiano per la Fotografia, è allestita la mostra “L’Italia di Magnum. Da Henri Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin, con oltre duecento immagini che raccontano l’Italia dal dopoguerra a oggi attraverso l’obiettivo di celebri fotografi internazionali.

Tre appuntamenti primaverili da non perdere, che raccontano il mondo come un libro di storia per immagini. Perché, come disse Henri Cartier Bresson, “Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento”.



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About Author

Copywriter e giornalista iscritta all'albo, classe 1988, scrivo per vocazione. Tre lingue parlate, leggo fin troppi libri per essere bionda. Segno zodiacale: cancro. Fiore preferito: l’orchidea. Consumatrice di rossetti. Cioccolato fondente almeno una volta al giorno. Mai imparato a fischiare. Nella mia mente sono sempre in viaggio. Se fossi un paese sarei l'Australia, l'avventura dei miei 16 anni. I grattacieli moderni, il cuore selvatico delle foreste, i colori chiari dell'outback. A vent’anni scopro l'America, in viaggio tra California e Nevada. Mi innamoro dei colori di Barcellona e dei cieli gelidi di Berlino. Mi sento più sicura se indosso qualcosa di nero. Alla primavera preferisco l'autunno, ma la mia stagione è l'estate. Ero una di quei bambini che parlano con l'amico immaginario. Mal sopporto la neve, il rosa e la marmellata di mirtilli. Sono per i cani piuttosto che i gatti, il mare più che la montagna. Mi arrabbio con moderazione. Mi sgrido tanto. Mi perdono spesso. E sogno di vedere l'Africa.

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