Bamboccioni, Choosy… generazione 2.0 .

Correva l’anno 2012 quando il ministro Padoa-Schioppa definì i giovani dai 25 in su bamboccioni. Non abbiamo fatto in tempo ad incassare il colpo che la ministra Fornero ha rincarato la dose con l’appellattivo di choosy.
Per chi si fosse perso entrambe le definizioni, i nostri cari ministri ci hanno definiti una generazione di falliti perché a 30 anni siamo ancora a casa con mamma e papà.
E il recente scandalo del “Fertility Day”? Un grande autogol della Ministra Lorenzin!
Ora io vorrei spiegare ai nostri cari ministri i motivi per cui siamo ancora a casa con mamma e papà, senza famiglia, iniziando facendo un piccolo passo indietro di una quarantina d’anni o poco meno.

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Bamboccioni no, generazione sfortunata si.

Torniamo indietro tra gli anni ’60 e ’70 quando, nonostante il boom economico, non era economicamente possibile per tutte le famiglie far studiare i figli, così succedeva che i bambini di allora facevano scuole professionali, imparavano “un mestiere” e mettevano presto su famiglia.
Oggi, anno 2016 (ma è così da qualche anno ormai) causa la famosa crisi economica, i giovani abbandonano il tetto familiare sempre più tardi. Perché?
Sicuramente il fatto che molte più persone possono studiare e che i percorsi scolastici (per fortuna) sono sempre più diversificati ha generato dei cambiamenti. Aggiungiamo che finchè manderanno le persone in pensione a 70 anni, o quasi, posti di lavoro liberi per i giovano non ci saranno. Poi possiamo inoltre considerare che, giustamente, dopo aver compiuto percorsi di studio più o meno specifici, più o meno faticosi, vorremmo ambire ad una posizione lavorativa possibilmente più affine alla nostra qualifica?!… O forse è una cosa così scandalosa e fuori dal normale?
Se i giovani non hanno un lavoro certo o se ne hanno uno sottopagato che si protrae per anni non possono fare progetti per un futuro e quindi pensare a costruirsi una casa o a pagare un affitto; che poi quale genitore metterebbe alla porta un figlio senza lavoro?

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Una generazione che soffre e sogna.

E’ facile definire dei ragazzi bamboccioni, soprattutto se poi a farlo è chi ha avuto la strada spianata… e magari l’ha spianata anche ai figli.
Parliamo di una generazione che soffre, frustrata perché nonostante tutti i sacrifici fatti durante gli anni scolastici (parlo anche di sacrifici economici da parte delle famiglie) ci ritroviamo a doverci “accontentare”.
Passiamo dal lottare per avere il lavoro dei sogni ad accontentarci di un lavoro che ci permetta di vivere, cercando nel frattempo vie di fuga e portando avanti sogni e passioni.
Conosco molti miei coetanei che fanno più lavori: uno per lo stipendio e l’altro per la gratificazione, sperando che il secondo lavoro diventi prima o poi il primo. Già, perché il lavoro è molto di più che un semplice stipendio che ci permette di vivere… il lavoro occupa gran parte della nostra vita e dovrebbe essere anche gratificante, almeno un minimo.
Ditemi voi se sono bamboccioni quelli che si alzano alle 4 del mattino, fanno 8 ore in fabbrica e poi magari la sera si rinchiudono in un locale per mettere dischi perché vorrebbero diventare dei dj. Ditemi voi se è choosy una ragazza che lavora tutto il giorno in ufficio e poi la sera si dedica a fare manicaretti perché sogna di avere una sua azienda di catering. E di esempi reali ce ne sarebbero veramente tanti, ma per alcuni siamo semplicemente Choosy.
In verità siamo solo una generazione che sogna. Almeno quello non toglietecelo!

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About Author

Classe 1984, calabrese di origine, ma brianzola di adozione. Segni particolari? Sono dei gemelli e questo basta e avanza! Odio: annoiarmi, le persone negative, la tristezza e la cattiveria gratuita. Amo: il mare, il sushi, la pizza, il tiramisù e in generale il buon cibo... e, ahimè, si vede! Amo leggere storie romantiche che mi fanno sognare ad occhi aperti, ballare, cucinare e gli animali, in modo particolari i cani. Sono un’eterna e inguaribile romantica, ho un animo rock, ma impazzisco per il tulle, le gonne midi, soprattutto se sono vaporose e i tacchi alti, anche se per comodità indosso spesso le sneakers. Parlo tanto, anzi tantissimo... parlo anche con i muri. Ah, di conseguenza scrivo anche tanto. Mi sono laureata in Comunicazione di Massa Pubblica e Istituzionale nel 2011; la mia passione per la moda mi ha portato ad aprire un blog nel 2013: The Shade of Fashion, il mio angolo personale sul web. Piena di energia, per me le cose sono o bianche o nere, le mezze misure il più delle volte non esistono. Io sono così, o mi si ama o mi si odia! Il dilemma è: "mi amerete o odierete?".

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