Dunkirk: il gioco del tempo
Dunkirk, il nuovo film di Christopher Nolan, dopo tanta attesa è finalmente nelle sale dei cinema italiani dal 31 agosto.
Il tempo è tiranno, soprattutto quando si lotta tra la vita e la morte, minuti che sembrano ore, ore che sembrano giorni interi… è come sentire il ticchettio costante di un orologio, che scandisce il tempo che passa, che crea quello stato d’ansia tanto caro al sig. Christopher Nolan.
Potremmo definire il ticchettio, focus della colonna sonora di Hans Zimmer, forse l’unico protagonista del film, perché a dire il vero in Dunkirk non c’è un protagonista principale, non c’è un personaggio che spicca, ma è semplicemente il racconto storico dell’Operazione Dynamo (27/05/1940 – 04/06/1940), conosciuta anche come “miracolo di Dunkerque”.
Gli eventi raccontati da Nolan s’intrecciano, spesso la sessa scena viene mostrata più volte dal punto di vista delle varie persone, ma soprattutto viene vista dai tre luoghi differenti.
Sembrerebbe che tutto quello che accade si svolge contemporaneamente, gli attacchi al molo, il recupero dei soldati da parte dei civili e il combattimento aereo, in realtà Nolan incastra le tre vicende come in un gioco di scatole cinesi.
I tre piani temporali si intersecano, ma Nolan fornisce fin da subito le indicazioni temporali all’inizio del film: una settimana il tempo che i soldati hanno passato sul molo nell’attesa, un giorno per le operazioni di salvataggio dei soldati da parte dei civili e un’ora il combattimento aereo.
Dunkirk: ansia e tensione contro un nemico invisibile
In Dunkirk il tempo scorre lento e implacabile, c’è una sensazione di ansia continua e stabile.
E’ il racconto di una guerra senza guerra, non c’è violenza, ma solo dei soldati e dei civili, delle persone con le loro emozioni, le loro paure. Non sappiamo nulla di loro, non conosciamo il loro passato, le loro origini, a male pena parlano e non svelano nulla di loro; percepiamo solo il loro terrore, la loro paura, l’ansia.
Nonostante sia un film di guerra non si percepisce l’azione che siamo soliti vedere nei film sul generis: è una guerra contro un nemico invisibile. Il nemico non viene mai mostrato, né tanto meno l’azione viene fatta vedere dal punto di vista del nemico, dei tedeschi. L’unica guerra che vediamo è quella degli inglesi che devono lottare sperando di non essere falciati dagli attacchi degli aerei tedeschi.
Il panico negli occhi dei protagonisti è perenne, non servono parole per raccontare quello che stanno vivendo, il loro sguardo, il loro tremolio e il loro silenzio parlano per loro.