Sulla mia pelle: gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi.

“Sulla mia pelle”, il film che è stato selezionato per aprire la selezione “Orizzonti” durante la 75esima Mostra Internazioanle d’arte cinematografica di Venezia.
Il film nelle sale, che è possibile vedere al cinema dal 12 settembre e sulla piattaforma Netflix, ha già riscosso un grande successo da parte del pubblico.
Sulla mia pelle, regia di Alessio Cremonini, racconta l’ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, interpretato da Alessandro Borghi.

Un film non facile da “mettere in piedi” per la tematica e per le polemiche, non poche, che il caso di cronaca Cucchi ha portato avanti. Un film che parla, purtroppo, di quella fetta di mela marcia che c’è all’interno del sistema giudiziario.
Sia ben chiaro, qui non si sta accusando l’intero Stato o l’intero corpo di Polizia o delle Forze Armate, qui si vuole semplicemente aprire una piccola finestra su un film che sta riscuotendo un gran successo da parte del pubblico e, magari, questo articolo vi farà venire voglia di guardarlo e rifletterci sopra.

Il film di Cremonini non vuole puntare il dito contro nessun ente dello Stato, ma semplicemente ripercorre passo passo gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, dal momento dell’arresto fino al giorno della sua morte, un film realizzato grazie a tutti gli atti giudiziari dei processi.
Sin dai primi minuti è evidente che Stefano non è certo quello che si definirebbe “uno stinco di santo”, ma ciò non giustifica i pestaggi subiti la notte del 15 ottobre 2009.
Il regista “occulta” volutamente alcune scene, quelle più crude, quelle che ci si aspetterebbe di vedere, come il pestaggio o le immagini del povero Stefano, morto, ridotto ormai ad uno scheletro, con il viso e il corpo tumefatto.
Sulla mia pelle non vuole essere un “documentario voyeristico”, ma vuole semplicemente raccontare un fatto di cronaca. La narrazione è molto lenta e gli stessi personaggi non suscitano emozioni forti nello spettatore, sono come composti; il dolore, la rabbia e la disperazione si percepiscono a malapena.
Certo, è impossibile rimanere indiffirenti quando viene comunicato alla madre della morte del figlio e davanti all’urlo disperato di una madre quando riesce a vedere il corpo del figlio esanime.

Una pellicola difficile non solo da girare, ma anche da interpretare. Il parlato di Cucchi è risicato e le battute si ripetono, ma Alessandro Borghi ha compiuto davvero grandi sforzi per interpretare il ruolo, un’immedesimazione mai vista prima. Alessandra De Luca de l’Avvenire ha scritto: “Borghi si è come spento e ripiegato su se stesso”.



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